“Mi chiamo Oleg. Sono sopravvissuto ad Auschwitz” è l’ultima fatica dello studioso e ricercatore valdarnese Boni che, dopo aver firmato libri come “Gli eroi di via Fani” e “L’ultimo sopravvissuto di Cefalonia”, propone un memoir storico in cui fare luce su un’altra drammatica pagina del ‘900. La penna dello scrittore racconta le vicende del croato Mandìc che, nel 1944, è deportato ad Auschwitz con la madre e la nonna come prigioniero politico perchè figlio di un partigiano e che nel lager polacco sperimenta e sopporta l’inimmaginabile tra fame, lavori forzati, angherie delle SS e anche il famigerato reparto del dottor Mengele da dove i bambini spariscono senza che nessuno ne sappia più nulla. I suoi amici e compagni muoiono, mentre lui riesce a salvarsi: Mandìc terrà per anni i ricordi sotto chiave nell’incapacità di descrivere ciò che ha vissuto, prima di compiere la faticosa e dolorosa scelta di tornare in quei luoghi, di parlarne nelle scuole e di darne testimonianza per salvaguardare la memoria. Tutto questo sarà condiviso nell’incontro all’indomani della Giornata della Memoria 2025 come occasione per mantenere vivo il ricordo delle atrocità dei lager e per stimolare una riflessione sulle conseguenze di numerosi conflitti tuttora in corso in più parti del mondo, rinnovando l’urgenza di perseguire la pace e il disarmo. L’incontro, moderato da Roberto Vitale (presidente della Cinzia Vitale Onlus), sarà aperto dai saluti di monsignor Andrea Migliavacca (vescovo di Arezzo), di Matteo Bracciali della Federazione Acli Internazionali, di Marco Meacci del Passioni Festival e di Giuseppe Giorgi della Rete Aretina Pace e Disarmo.