Queste realtà evidenziano l’urgenza di rivedere il modello organizzativo e territoriale della stessa sanità con l’obiettivo di efficientare il sistema e di razionalizzare le spese, evitando così un ulteriore aggravio nelle tasse dei contribuenti. «La qualità del servizio sanitario – spiega Luigi Scatizzi, presidente provinciale delle Acli, – è una garanzia da mantenere e rafforzare, ma i costi per questo obiettivo non possono sempre e solo essere scaricati sul contribuente. Prima di individuare nell’incremento della tassazione lo strumento per ripianare i costi, dunque, è necessario effettuare un’approfondita riflessione sul modello operativo».
La comune riflessione evidenzia come l’attuale modello sanitario con la suddivisione in tre grandi Aree Vaste abbia dimostrato evidenti malfunzionamenti, innalzato i costi, sottratto risorse ai territori e creato ulteriore burocrazia a causa dell’allontanamento dei centri decisionali. Due aspetti evidenti del problema sono rappresentati dai tagli ai presidi ospedalieri e dalle lunghe liste di attesa che costringono spesso i cittadini a ricorrere alla sanità privata per garantire un’adeguata ed effettiva prevenzione. «La scelta dei modelli va periodicamente verificata – aggiunge Maurizio Pagliai, presidente provinciale dell’Mcl, – e, se necessario, va modificata o ripensata. L’ostinazione e la perseveranza nell’errore, specie se ideologica, non fa altro che incrementare l’accumulo del debito e il peggioramento dei servizi offerti a discapito dei cittadini».
La richiesta alla Regione Toscana è di percorrere altre strade e di ricorrere all’incremento dell’addizionale Irpef solo come ultima istanza. La priorità è di dar vita a un percorso volto a rivedere l’attuale modello delle Aree Vaste per superare storture burocratiche e forti squilibri tra personale sanitario e personale amministrativo, procedendo poi a una razionalizzazione dei presidi territoriali attraverso una chiara visione strategica che non sia guidata esclusivamente dalla ricerca del risparmio finanziario. «Avanziamo l’esigenza di un confronto con le parti sociali e le istituzioni – concludono Scatizzi e Pagliai, – per valutare compiutamente le necessità di rimodellamento del sistema sanitario in modo da essere più in sintonia con le esigenze dei cittadini e dei territori, e non funzionale solo agli interessi corporativi che il sistema ha generato. Nell’attesa di queste analisi e di questi doverosi confronti, dunque, chiediamo che la decisione di incrementare l’Irpef venga quanto meno sospesa».