La FAP Acli rilancia ad Arezzo l’esigenza del salario minimo

Calo demografico con lavoratori ultracinquantenni, precarierà, differenze retributive e disparità di genere. Questi sono alcuni dei temi trattati nel corso del convegno “Il lavoro tra ingiustizie e disuguaglianze” promosso ad Arezzo dalla Federazione Anziani e Pensionati per dar vita a un’occasione di confronto finalizzata a evidenziare le criticità verso cui istituzioni e associazioni saranno chiamate a orientare le loro attenzioni. La mattinata ha fatto affidamento sulla presenza di Leonardo Marras (assessore all’economia della Regione Toscana), di Stefano Tassinari (vicepresidente nazionale delle Acli con deleghe al lavoro e al terzo settore) e di Paolo Formelli (vicesegretario vicario nazionale della FAP Acli) che, dopo un’introduzione da parte della vicepresidente regionale delle Acli Elena Pampana, hanno approfondito le problematiche del lavoro.“Senza diritti, senza lavoro e con più povertà, la democrazia diventa più debole” è la consapevolezza intorno a cui è ruotato il dibattito. Ad emergere è un quadro di impoverimento generale a causa della precarietà e del livello dei salari, con una conseguente aumento delle disuguaglianze e una perdita del potere d’acquisto dovuta anche dall’inflazione: le retribuzioni sono polarizzate e le condizioni sono spesso peggiorate, producendo per lavoratrici e lavoratori una difficoltà ad accedere a servizi essenziali legati alla salute, all’assistenza sociale, all’istruzione o alla mobilità. Tra le priorità avanzate rientra la necessità di strutturare nuove politiche industriali, prevedere servizi pubblici al servizio dei cittadini e, soprattutto, intervenire sul tema del salario minimo attraverso leggi capaci di assicurare la dignità, la libertà e la capacità di ogni lavoratore di costruire il proprio futuro. «Il bilancio è positivo – sintetizza Formelli, – perché abbiamo acquisito consapevolezza delle priorità verso cui intervenire: la FAP Acli rinnoverà ora il proprio ruolo in prima linea su tante tematiche di interesse collettivo, tra cui il salario minimo».

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